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Aspire presenta Nautilus 2
La storia
A febbraio 2014 Aspire mette in vendita il proprio best seller, il Nautilus: ottima resa aromatica, testine longeve (molto più della media delle testine preconfezionate utilizzate dagli altri atomizzatori), air flow regolabile (primo dispositivo “commerciale” ad esserne dotato) ma testine (le prime BDC “dual coil”) un po’ “durette”, adatte a dispositivi (allora solo big battery varivolt) dotati di regolazione di voltaggio ma poco performanti sulle normali batterie eGo a voltaggio fisso.
Escono le BVC single coil, più reattive, e grazie anche alle loro 1.6 ohm che avevano un range di funzionamento da 4.2 a 3 volt compatibile anche con i dispositivi di alimentazione più semplici, diventa l’atomizzatore di riferimento per gli amanti dello svapo di guancia.
Escono prodotti concorrenti (Vapros di Vision e GS-Air di Eleaf), ma chi rendendo poco aroma, chi avendo testine poco performanti, nessuno scalfisce la leadership del Nautilus.
E, anche in casa propria, il produttore tenta vari aggiornamenti per “svecchiare” il prodotto; esce il Triton Mini, compatibile come testine, a forse un po’ offuscato dall’insuccesso del fratello maggiore (troppo arioso per fare concorrenza al Nautilus con le sue coil specifiche da 1.8 ohm, poco spinto con le coil sub Ohm per essere l’erede dell’ancora ottimo Atlantis 2 e capienza non eccessiva a fronte di dimensioni esterne non compattissime), forse un po’ troppo arioso per via del doppio air flow, non riscuote i consensi che avrebbe meritato.
Esce il Nautilus X, tutto sommato un bel dispositivo come costruzione che però come tutti i dispositivi “immetto l’aria dall’alto, la faccio scendere in basso alla testina e faccio risalire il vapore” (i Cubis di Joyetech insegnano) tende a “diluire” troppo l’aroma facendo perdere resa e qualità di svapo.
Si avvicina l’entrata in vigore delle varie normative limitative e ad Aspire tocca una doppia sfida: introdurre un dispositivo che dopo ben tre anni vada a sostituire l’atom più diffuso sul mercato e che sia conforme alle nuove normative.
La tecnica
Atomizzatore perfettamente TPD-compliant, ovvero 2 ml di capienza e chiusura di sicurezza in grado di evitare aperture accidentali, esce con una linea molto particolare, si potrebbe dire sinuosa.
Già a prima vista si nota una grossa comodità (che già ho apprezzato sul Protank 4 di Kanger), il pyrex non è esposto come sui vecchi Nautilus ma camiciato da una scocca protettiva in alluminio, rendendolo molto più protetto in caso di urti o cadute (la fragilità del tank era un problema dei vecchi Nautilus, Mini e grande, tant’è che gli utilizzatori “intensivi” avevano optato tutti per il tank optional acciaio/pirex).
Svitando il cap si scopre il tank “a bicchierino” dove si effettua il riempimento dall’alto avendo cura di mantenersi 1mm di livello sotto il bordo testina per evitare trafilaggi.
Sfilando comodamente il tank in pyrex resta scoperto il fondello, accessibile per lo svitamento della testina nel caso si debba provvedere alla sua sostituzione.
Air flow singolo (che promette un tiro contrastato e poco arioso), immissioni aria puntiformi a dimensioni crescenti che, aprendone una o più garantiscono la regolazione dell’aria anche minima (il primo foro sembra addirittura più chiuso di quello del Nautilus).
Tenendo stretto il fondello e girando il cap lo smontaggio è preciso e sicuro e gli assemblaggi e la costruzione sono obbiettivamente ben fatte.
Oltre al tank in pyrex di ricambio e gli o-ring di riserva, viene fornito un secondo drip tip: di serie viene installato uno in alluminio mentre viene fornito come ricambio uno identico ma il delrin, più “morbido” al contatto e meno predisposto a surriscaldarsi nel caso di uso intensivo.
Teoricamente il Nautilus 2 è in grado di poter alloggiare qualsiasi drip tip con attacco standard 510 ma, essendo quello di serie adeguato come sezione per il flusso di vapore e perfettamente adeguato all’estetica (particolare) dell’atom, sostituirlo significa quasi certamente rovinare l’estetica del prodotto senza guadagni in prestazioni.
Globalmente, mi ha dato l’impressione di essere un prodotto ben fatto e progettato in maniera intelligente.
Scontata la totale compatibilità col parco testine per Nautilus, Nautilus Mini e Triton Mini.
Comparativa: Nautilus 2 vs. Natilus Mini e Triton Mini
Per capire quanto le prestazioni del prodotto possano competere con il vecchio Nautilus Mini, decido di fare una comparativa “tira un po’ di qua, tira un po’ di la” utilizzando lo stesso liquido, le stesse testine e lo stesso circuito di alimentazione della box settato in maniera identica, per avere un confronto veritiero.
Liquido, un First Pick Rebrand di Suprem-E dosato al 9% su base zero nico 60/40, testine le sempreverdi BVC 1.8 ohm per Nautilus, nuove e prese dallo stesso blister e come alimentazione, DNA75: Triton Mini su Therion DNA75, Nautilus Mini su Lost Vape Skar e Nautilus 2 su Symeiyue SDNA75, tutte con firmware aggiornato, tutte con installato lo stesso identico profilo di erogazione “Power”, tutte con lo stesso materiale settato (Watt, ovvero TC inattivo).
Sul Nautilus 2 rimuovo la coil preinstallata (la 0.7 ohm) e installo il drip tip in delrin (che preferisco)
Escludo subito il Triton Mini, con il doppio airflow anche aperto al minimo resta troppo arioso e quindi, prevedibilmente, poco gradito ai cultori dello svapo chiuso e contrastato, il confronto resta tra i due Nautilus.
Capienza identica tra i due, nel tiro “chiuso” addirittura vince il Nautilus 2 visto che con il solo primo foro aperto riesce ad essere molto più “contrastato” rispetto al foro minimo del Nautilus Mini.
Dimensioni: il Nautilus Mini è un 19 mm di diametro, il Nautilus 2 riprende l’intuizione adottata su un costoso mod su base Nautilus, il Kabuki di House of Hybrids: diametro aumentato a 22 mm e camino centrale accorciato, portando il drip tip praticamente a contatto della testina riducendo al massimo le perdite aromatiche e la diluizione del vapore con l’aria, soluzione intelligente che permette una ottima resa aromatica.
Tirata chiusa, resa aromatica di qualità: il Nautilus 2 non teme alcun confronto con il Nautilus Mini, è robusto, ben costruito e, almeno per quando uscì il Mini, è acquistabile ad un prezzo accessibile e competitivo.
Prova extra: recupero la coil e il liquido dal Triton Mini, monto tutto su un Kabuki che ho (punto di riferimento come resa aromatica tra gli atomizzatori su base Nautilus) e, provandole sempre con le stesse configurazioni di alimentazione, il Nautilus 2 con solo due fori aria aperti ne esce benissimo al confronto.
Con gli innegabili vantaggi di essere facilmente reperibile e costare il 70% in meno del mod americano, vantaggi da non sottovalutare.
Il Nautilus 2 può a ben titolo ambire al titolo di erede del Nautilus originario, la capienza è quella del Mini ma il grande da 5 ml di capienza non potrà essere sostituito, visto che le nuove normative impongono capienze massime di 2 ml .
Promosso.
0.7 ohm?
Teoricamente una testina da sub ohm su un Nautilus ha poco senso, però ragionando sul range di funzionamento mi sorge un’idea…
Viene dichiarato per usi da 18 a 23 watt, il voltaggio di alimentazione viene ricavato da √(watt x valore di resistenza) e di conseguenza questa coil è alimentabile da 3.6 a 4.1 volt.
Questo, (stesso artifizio adottato da Eleaf con le sue 0.75 ohm e da Joyetech con le sue 0.6 ohm) permette di utilizzare questo tipo di testina anche su apparati “poveri” non dotati di voltaggio regolabile e stabilizzato (come le batterie iJust o eGo One) avendo una erogazione efficace anche solo con i 4.2 volt a piena carica.
Provo l’atomizzatore su un big battery meccanico che avevo in casa (unica cosa a voltaggio non regolabile e stabilizzato che avevo a disposizione) e, tolta la batteria a piena carica che garantisce uno svapo lievemente troppo caldo, la resa è ottima per tutto il range di carica efficiente della batteria rendendo il Nautilus 2 utilizzabile anche su dispositivi di alimentazione entry level senza regolazione del voltaggio, con l’esclusione ovviamente di iStick Mini e 20 watt non in grado di leggere testine sotto gli 1.0 ohm.
Conclusioni
Resterà parecchia nostalgia nel cuore dei fans del Nautilus da 5 ml (si riempiva il tank la mattina dopo pranzo, si rabboccava ad ora di merenda e si arrivava tranquilli a sera) ma i grandi tank (salvo novità e deroghe normative) andranno ad estinzione con l’entrata in vigore delle nuove normative.
Il Nautilus 2 regge perfettamente il confronto come resa con il Nautilus Mini, sia come aroma sia come prestazioni con i vantaggi di una maggiore robustezza data dal cap protettivo in alluminio e dalla facilità di riempimento dall’alto (presa un po’ di manualità non serve nemmeno smontare l’atomizzatore dalla box per farlo) introducendo un prodotto finalmente all’altezza delle aspettative che Aspire giustifica (primo produttore di un apparato, il Nautilus, in grado di competere come resa con dispositivi rigenerabile e del primo prodotto sub ohm “commerciale”, l’Atlantis) in grado di sostituire con onore (smaltite le giacenze già prodotte) e senza nostalgia il Nautilus Mini.
Il prezzo (solo due o tre euro più alto rispetto al Cubis Pro di Joyetech, apparato però molto più modesto come prestazioni e longevità d’uso delle testine) e la coil da 0.7 ohm in grado di poterlo utilizzare anche su kit entry level ne lascia immaginare un buon futuro commerciale.
fonte:google
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